giovedì 31 gennaio 2008

JE SOI CHERCHE’ UN BARCO PUR ALE’ A ST. MAARTEN.

Marina Point a Pitre,

Guadalupe



Se l’ occasione fa l’ uomo ladro, la necessita’ aguzza l’ ingegno. A pagina 2 dell’ abecedario per la comunicazione efficiente c’ e’ la regola della mimesi: per favorire l’ ascolto nell’ interlocutore, e stimolarne l’ empatia, giova omologarsi ai suoi modi irriflessi di comportamento e discussione. Pause, ritmo del respiro, toni, vocabolario, stile, linguaggio del corpo. Prima di tutto cio’ l’ idioma stesso.

E qui c’ e’ da ridere. Sebbene infatti possa vantare una certa abilita’ affabulatoria, non si puo’ certo dire che io sia poliglotta, essendo la mia lingua limitata a galoppate in italiano, equilibrismi in inglese, allegre rotolate in espanol, e poco piu’ che balbettii in francese. Dal mio arrivo in Martinica ho pero’ cercato di lanciarmi col francese, piu’ che altro per aumentare la mie possibilita’ di imbarco; le barche battenti bandiera francese sono le piu’ diffuse al mondo e, sebbene quasi tutti parlino bene o male l’ inglese, non prendono nemmeno in considerazione una persona che non inizi con almeno qualche convenevole nella loro lingua (che tutt’oggi credono essere la lingua universale).


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I risultati sono a meta’ fra Toto in piazza duomo e Abbatantuono a Marrakesh: “Mesieur, porfavor, se oblije’ dal tratte’ internacionalle a farme ale’ into lu port, porqua soi cherche’ un bato’ – che soi marinero minga turist – e volevant savouir se ce estat someone che ale’ a ST Maarten. Porfavor, perpiacer, non se entromette’ e lasser fez che stoi a fer le rounde’ de tut le Monde entuar!’’.

Il piu’ delle volte la bona volonta’ (o la confusione) paga, e quando non paga mi rilasso con una supercazzola : ‘’Escouse moi, ma chertamont je parle’ France’ : la renault de la pejault de la Talbout! Se minimo’ paradossal! E chissen’frua’ se non capish, soi oblije’ a ale’ (campion du mund) orvoi, a la bajour !’’


Ad ogni modo, nonostante il moi francese spumeggiante, la Guadalupe non offre grndi occasioni di imbarco. Sono sicuro che in una settimana riuscirei a trovare un passaggio per Antigua, ma qui la vita costa troppo, e non ha senso restare.


Una barca si e’ anche detta disponibile a darmi un passaggio, ma mi costa di piu’ aspettare qui di salpare con loro che non volare ad Antigua… ancora una passeggiata fra i pontili, e poi andro’ ad acquistare un volo per poche decine di dollari, le jue’ son fe’…

1 commento:

franco carlo ha detto...

Molto appropriati i concetti della "mimesi",dell'"omologazione ai modi irriflessi di comportamento",ecc..
insomma nell cercare di calarsi nella personalità dello "straniero"al quale faticosamente
uno cerca di strappare qualche utile indicazione per non perdersi in una città straniera essendo a digiuno della lingua del posto.Ma, nel tuo caso Marco Furio mi sà che non ce la racconti tutta la verità!Non sarà proprio andata come Totò col vigile milanese?Non è che quel distinto signore di Pointe a Pitre con il quale ti arrabbattavi a spiegargli in... "franco-anglo-italo-meneghino"
eloquio,con la intima convizione
che questi francesi o francofoni
sono tutti degli "aprez moi la deluge",non è che era el sciur Brambilla, ex prestinè di Cascina Gobba emigrato a Guadalupe qualche
anno fà e perfettamente integrato
che ti guardava sgranando gli occhi
pensando fra sè e sè"ma guarda stò
fieul che fatiga che la fà per
chiedermi una cosa!" Dai, confessa,
se nò quando mai saresti arrivato
ad imbarcarti per Antigua.Sì,sì,la necessità aguzza l'ingegno ma, il fattore "C" è sempre il fattore "C"
e di quello sembra che ne sei ben provvisto!!!!
Ah! Ah!