giovedì 31 gennaio 2008

MA LE ATTESE SI CHIAMANO DAVVERO RITARDI?

17 Gen,
Le Maren, Martinique (still...)


Le partenze sono tutte uguali. Come le prime partenze sui mari. Il distacco dalla terra avveniva sempre nel dolore e nella disperazione, ma questo non aveva mai impedito agli uomini di mettersi in viaggio, agli ebrei, ai pensatori, a chi ama i viaggi per mare, e non aveva nemmeno impedito alle donne di lasciarli andare, alle donne che non viaggiavano mai, che rimanevano a custodire il luogo natale, la razza, i beni, la ragion d'essere del ritorno. Per secoli le navi avevano reso i viaggi più lenti, più tragici di quanto non lo siano ai giorni nostri. La durata del viaggio corrispondeva alla sua lunghezza, in modo naturale. Si era abituati alle lente velocità umane per terra e per mare, ai ritardi, all'attesa del vento, delle schiarite, dei naufragi, del sole della morte. I piroscafi che la ragazza bianca conosceva erano oramai gli ultimi corrieri del mondo. Durante la sua giovinezza erano entrate in funzione le prime linee aree che dovevano pian piano privare l'umanità dei viaggi per mare.
- L'AMANTE di Margeruite Duras


Dopo una settimana di cazzeggio e' tempo per tutti di cercare una nuova barca.
Viola e Marco vogliono andare verso S. Lucia per acchiappare un imbarco ora che l'ARC World sta per partire da Rodney BAy alla volta di Panama. Chiamero' Joel per farli ospitare, io resto qui. I miei piani sono di andare a Nord, e vedere l'altra parte dei caraibi sebbene in molti mi abbiano sconsigliato l'area tra St Maarten e Portorico, con in mezzo le isole Vergini. Dicono che sembra il parco giochi d'america: casino' e locali sberluccicanti, fast food e cattedrali di neon e cemento.
Ma io voglio vedere CUba, e la strada e' quella...
Parte cosi' il consueto giro dei pontili alla ricerca di una barca per la Guadalupa, da li' Antigua e poi ST Maarten, e via verso Puerto Rico e la Repubblica Dominicana.
Alla fine del porto mi ritrovo in mezzo ad una specie di sagra: e' il mercatino dell'usato dei marinai.

Accovacciato in un angolo ci sta un omino che ha ben poco a che fare con pompe idrauliche e garrocci di rispetto. Riverso su un piccolo pezzetto di legno aguzza le ciglia come il vecchio sartor fa nella cruna: sta intagliando la miniatura di una scimmia da un seme.
Su di una stuoia di fianco a lui i suoi lavori recenti. Un medaglione attira subito la mia attenzione: ha il fascino dell'africa e la semplicita' del frutto paziente del lento lavoro della natura.
Chiedo informazioni all'omino: "WA-WA!!" esclama.
E' una pianta africana che prende il nome dall'esclamazione di stupore che genera in chi si imbatte in essa. L'omino mi dice anche il suo nome biologico, Entada Gigas -ovviamente - in latino.

C'e' poco da stupirsi che un venditore di strada conosca il latino: Dimitur e' un biologo, viene dalla Bulgaria, dove si e' laureato. Sulle sue opere c'e' intagliato il nome della sua famiglia (o meglio il soprannome del suo Clan): VELIN, sta scritto in maiuscoletto sgangherato.
Qualche anno fa, stanco di fare il ricercatore, si e' messo a girare il mondo vivendo della sua passione: intagliare sculture in miniatura da semi e sassi colti sulle rive delle spiagge o nelle foreste.
Ma forse vuole tornare alla sua terra natale, la polizia gli rompe le palle: "Non fanno nulla per quelli che ti vendono la ganja per strada, ma uno come me - invece - non puo' stare".
Dimitur e' un omino striminzito, sembra una miniatura come quelle che scolpisce. Ma la sua faccia e i suoi modi denunciano la cultura che porta sulle spalle ed il mondo che ha girato.
Mentre parla i suoi occhi sono fissi verso un punto di fuga invisibile alla maggior parte degli uomini, stanno scrutando diversi orizzonti, scappando verso ricordi, pensieri e luoghi remoti.
E' forse questa la cifra degli uomini di mondo, il marchio, il contakilometri delle miglia passate: i loro occhi fissano cose che non ci sono, le pupille sprofondano lungo rette convergenti in strati della realta' a cui l'occhio, alla nascita, e' semplicemente miope. E' solo lo scorrere del Mondo, delle situazioni, delle persone, che penetra negli occhi aumentandone le diotrie.

Ad ogni modo gli Africani credono che il Coubaril - il seme di cui e' fatto il mio nuovo medaglione - porti fortuna, mi aiutera' a trovare un imbarco?
Il primo colpo di fortuna arriva espresso: camminando sul pontile verso la via di casa dei ragazzi mi urlano dal pozzetto di un catamarano, stanno dando una spaghettata... l'avvolgibile non si rifiuta mai, poi chissa' che non vadano verso nord...

1 commento:

franco carlo ha detto...

Veramente coraggioso l'omino Dimitur capace di staccarsi dalle proprie radici per seguire una sua passione!
Non solo, ma ha avuto la forza di buttare alle ortiche una laurea in biologia e tutte le fatiche sostenute per ottenerla e forse un probabile monotono,impiego per il sostentamento quotidiano.Cosa mai può fare una forte volontà di seguire le proprie inclinazioni!Veramente misteriose sono le vie del cuore umano con le sue aspirazioni!Si diventa capaci di fare il vuoto intorno a sè e di affrontare l'ignoto pur di seguire quello che ti pulsa dentro l'anima!
Ma è profondamente vero quello che affermi.Sì,l'occhio alla nascita,è miope e la sua vista si aguzza con
le molteplici esperienze,che "ricordate" vengono contemplate dall'"occhio del cuore"(ri-cordare)
il quale ha una dimensione misteriosa a-spaziale e a-temporale Dimensione che fisicamente si esprime nel vuoto delle 4 cavità dalle quali fluisce la vita corporea,e metafisicamente si esprime come vita interiore dell'Io
arricchita dal fluire dei numerosi ricordi,sentimenti e volizioni.Vita
interiore che l'Io,come metafisico "spazio vuoto" può contemplare.

Fai molto bene a visitare le altre isole visto che già sei arrivato a Sint Maarten (nel mezzo del cammin ..del tuo viaggio caraibico).
Sono certo che il Coubaril ti porterà fortuna.Io ne ho uno simile indiano con dentro tre piccoli elefantini di avorio...e la fortuna
finora non mi è mancata!!
Buon viaggio Ishmael