lunedì 14 gennaio 2008

CALEBASSE RELAX

16 Dec
Martinique, Le Maren 04:30 utc -4



L’accesso al gavone di prua di una barca come Sintra presenta delle notevoli somiglianze con un tombino, di quelli tondi americani che le tartarughe ninja aprivano per muoversi nel sottosuolo. Sposti una grande pizza in ferro e legno, e la trascini di lato: ti si apre il passaggio al gavone di prua, o come meno eufemisticamente, ma più efficaciemente viene detto in inglese: alla “SEWAGE”.
In effetti quel posto, soprattutto dopo aver collezzionato la spazzatura di 15 giorni di traversata atlantica, assomiglia molto di più ad una fogna che non ad un gavone, per lasciar proprio stare la romanticissima “cala vele”.
Eccomi dunque appena uscito da quel terzo girone dantesco che, finite le manovre di ormeggio e riassetto, è finalmente il mio piede a muoversi sul suolo, che invece è fermo.
Partiamo dunque con Lauren ed Andrew alla ricerca di una sistemazione per la notte: troveremo un bell’albergo che affitta piccoli appartamenti a prezzi ragionevoli.
Sul registro d’ingresso, accanto ai nostri nomi, la signorina scriveva la data di due giorni fa.
In questi due giorni ci siamo dedicati a godere di tutti quei piaceri cui l’oceano si frappone durante una traversata. Prima di tutto abbiamo festeggiato l’arrivo con una serie di aperitivi che ci hanno portati a ballare sotto la pioggia e a metter su di conseguenza un festino con punte davvero rimarchevoli nella piscina dell’albergo. Dopodichè ci siamo fatti indicare il miglior ristorante di Le Maren, dove abbiamo gustato delle giganti bistecche argentine con tanti contorni ed un ottimo vino rosso.
Dopo questa lauta cena, seguita da dessert e rhum come se piovesse, il piacere dimenticato di un vero espresso. Poi si rotolò lungo l’insenatura illuminata del porto, ridendo e scherzando. Quand’ecco comporsi la visione di un gruppetto che dondolava chiassosamente come noi: il braccio di una delle ragazze si alzava ad indicare la via del Calebasse, “ un posto proprio carino, dovete andarci se volete ballare”. Ed i sorrisi sulle loro facce erano una buona, ottima referenza.

Ecco dunque che di lì a due passi, proprio di fronte ad una spiaggetta affacciata sul golfo, le luci del nostro locale illuminavano la strada e si riflettevano nelle pozze d’acqua lasciate dal breve temporale passato, mentre era ora la musica a rinfrescare l’aria.
Entrando salutiamo tutti ed iniziamo a volteggiare verso il bancone, poi 3 rhum ci fanno rimbalzare proprio nel mezzo della stanza, di fronte alla band che sta suonando.


L’atmosfera si riscalda, ed andiamo avanti fino a quando le bariste ormai amiche ci dicono che bisogna proprio chiudere, ma ecco che subito qualcuno grida: “tutti allo Zanzibar!!!”, e proprio tutti ci spostiamo ridendo e scherzando, mischiandoci e spintonandoci verso la nuova festa.


Sono ormai quasi le cinque di mattina, l’aria fresca ed il cinguettio annunciano l’alba imminente. Non la aspetterò. Ho scritto queste righe di corsa perchè ora voglio stramazzare sul letto per godermi quel momento sublime in cui il corpo esausto da una giornata di stravizi trova il conforto del sonno profondo e ristoratore, che – puntuale e dolcissimamente imparziale – ripara la stanchezza dei vizi esattamente come farebbe con quella degli oneri o degli onori. E’ questa forse una lezione per i moralisti di ogni sorta: la mattina dopo, chi è più rinfrescato?

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