15 Jan 08
Martinique, Porto di Le Maren
Fra la settimana successiva al mio arrivo dalla traversata e quella che stiamo passando ora ormai sono circa 20 giorni che passo in Martinica. La cosa mi ha preso un po' a noia, cosi' abbiamo noleggiato una macchina con Viola e Marco e siamo andati a vedere la parte di isola che non avevo ancora visitato.
Doveva venire anche Benedetta, una ragazza molto simpatica che abbiamo incontrato qualche giorno fa sul Moana di Luca. Solo che poi quella sera si e' iniziato a bere ti-punch, ed il mattino dopo e' stato escluso dalla festa...
Il ti-punch si compone di un rito che ha del dionisiaco: il grande sacerdote pesta in un piccolo mortaio di legno mezzo lime ed un paio di cucchiaini di zucchero di canna ottenendo cosi' una sorta di sciroppo denso.
Il pestello usato per ottenere il succo si intride di tale nettare divino che l'iniziato deve suggere come un fante alla mammella. Il dolce e' dunque stillato e si puo' procedere ad aggiungere il rhum.
Il rito si perpetua fino all'alba, QB.
La gita e' dunque slittata al giorno successivo dato che - cascasse il mondo - il mattino dopo ci siamo non svegliati.
Ad ogni modo abbiamo guidato lungo la costa orientale, attraversando la campagna e costeggiando i bei paesini che sanno piu' di villaggi. Qui il turismo e' molto piu' limitato e si respira un aria un po' piu' caraibica.
Abbiamo raggiunto Trinite' dove, sotto un porticato a ridosso della spiaggia, la coda gigantesca di un Marlin enorme dominava il banco del mercato del pesce.
Se quel terzo era cosi' grosso (sara' stato almeno 100 kili) la bestia intera doveva essere qualcosa di spaventoso.
Mhai Mahi, piccoli tonni ed aragoste occupavano il resto del bancone. Una signora dalla faccia paffuta ed i capelli raccolti da una bandana acchiappava le aragoste e le sbatteva su uno dei piatti della bilancia, mentre sull'altro schiaffava uno o due di quei vecchi pesi a forma di lingotto. Qualcuno a contorno pubblicizzava la sostanza delle merci con espressioni di stupore ed ammirazione.
Dietro, sulla spiaggia, un pescatore con un coltellaccio a forma di sciabola puliva il pesce su un banchetto: altri piu' defilati erano intenti a preparare le lance in secca per la pesca della sera. Dopo esserci interessati dell'andamento del mercato del pesce, dei prezzi, e dei rituali della pesca, lasciamo il mercato per addentrarci nella penisola di Tartarre.
Ci siamo fermati in un paio di spiagge, in una baia rivolta a nord l'acqua e' cosi' bassa che si puo' camminare nell'oceano per quasi un kilometro.
Dopo uno spuntino, la passeggiata nel parco naturale attorno alle rovine del forte che domina la punta.
Siamo quindi rientrati per concludere la giornata con una cena da Gianni a S. Anne. Questa volta gli ho imposto di farmi trovare le pizzette napoletane.
Intorno al tavolo c'erano Viola, Isotta, Marco, Vieri, Luca, Benedetta, Isa ed io. Abbiamo mangiatoe bevuto divinamente, coccolati dalla cucina e dalla ospitalita' veracemente napoletane di Gianni.
Dopo i dolci, caffe' ammazzacaffe', amaro e controamaro, il ruhm, la serata e' continuata in barca da Luca, ovviamente, col ti-punch.
TO BE CONTINUED...
giovedì 31 gennaio 2008
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1 commento:
ma il Gianni di Sainte Anne non è forse quel nativo di Procida che tu ti ostini a chiamare napoletano?Oltre alle pizzette(queste sì napoletane) hai provato a chiedergli una pastiera o una caprese? I procidani le fanno buonissime!altro che Saint Honorè o Mont Blanc.Beh sarà per la prossima gita,tanto non stà molto distante da Le Marin.
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