sabato 14 febbraio 2009

QUANTO COSTA FARE IL GIRO DEL MONDO IN BARCASTOP?

Per tutti quelli che vorrebbero partire per lidi lontani ma hanno paura di non avere i soldi per farlo, pubblico volentieri il mio bilancio finanziario dell'anno passato in giro per il mondo in barcastop.
A QUESTO LINK potete scaricare il bilancio globale dei 12 mesi tra italia e nuova zelanda, mentre a QUESTO ALTRO link potete scaricare il bilancio parziale (ma dettagliato sul genere di spese) del mio soggiorno in new zealand. Le note nelle varie caselle vi aiuteranno a capirne il contenuto, basta passare il mouse sopra.

Alcune considerazioni ad uso e consumo di tutti:
1.La media giornaliera di spesa e' di 25 euro che, in una Milano o una Roma, bastano a malapena per una pizza ed una birra fuori (se andate per una margherita magari ci tirate fuori anche un pacchetto di sigarette...)
2.La media mensile e' di 778 euro. L'ultima volta che ho controllato, il solo affitto di una camera in un appartamento a milano si aggirava sui 500 euro, i restanti 278 probabilmente li si impiegherebbe per affogare la crisi nell'alcohool.
Ora in un anno in giro per il mondo, vedendo posti bellissimi e remoti ed incontrando persone fantastiche, ho speso 9336.97 euro. Considerando i periodi in cui ho lavorato (a bordo di Sintra lungo l'atlantico, Passion ai caraibi, e Oasis tra cuba e panama) che mi hanno portato degli introiti stimabili intorno ai 3000 euro, ed aggiungendo un margine di sicurezza per un eventuale biglietto aereo di ritorno intorno ai 1500 euri, possiamo dire che il budget per un intero anno di vacanza in barcastop si aggira sui 13500-14000 euro l'anno. Si tratta di un budget generoso, che permette – pur con qualche attenzionne - di togliersi diversi sfizi e di non rinunciare ai divertimenti ed all'esplorazione dei luoghi visitati. Tanto per dare un'idea i backpackers piu' esteremi dichiarano un budget annuo di 5000 euro (sostenibile solo a strette condizioni: cucinarsi sempre da se' il cibo, non andare mai al bar per una birra o caffe, rimanere per lo piu' stabili in un posto abbattendo cosi' i costi di alloggio). Se si considera che l'alloggio (una delle voci maggiori nel bilancio) diventa una spesa per il barcastoppista solo negli intervalli fra una barca e l'altra (salvo accordi particolari col proprietario, che farebbero pero' derubricare il viaggio da “barcastop” a “charter”) si comprende bene come gia' un budget di 10.000 euro sia piu' che soddisfacente.

Quando si e' in barca si spende in media 6-8 euro al giorno, quando e' a terra, negli intervalli fra una barca e l'altra, il barcastoppista spende invece 35 euro al giorno di media. Ovviamente la spesa reale varia ampiamente a seconda del paese in cui ci si trova e puo' andare dai 10/15 euro di una meta economica come la thailandia ai 60/70 di un'isola turistica dei caraibi.
Normalmente il 30% si spende in alloggio, 30% vitto, 3% internet e telecomunicazioni, 2% trasporti, ed il restante 35% in divertimenti vari. Anche queste percentuali sono soggette ad ampie variazioni a seconda dei luoghi. Alcuni esempi: in posti come Cuba internet puo' essere cosi' costoso che una semplice telefonata con skype e l'invio di un paio di mail vi porteranno via una decina di euro. In posti come la martinica e' impossibile trovare un letto a meno di 35 euro a notte (non esistendo proprio strutture come ostelli o guest house). Oppure il vitto puo' diventera una percentuale di gran lunga predominante se non si ha la possibilita' di cucinare.
E qui entra in gioco l'esperienza del viaggiatore: bisogna fare le cose giuste, nel posto giusto, al momento giusto.
Inutile cedere alla voglia di aragosta in Martinica, aspettate di essere a Cuba e potrete abbuffarvi per due lire. Li' fate anche scorta di sigari e sigarette, e non cercate una bella bistecca... A panama fate scorta di vino, birra, ee superalcolici, al mondo non c'e' posto piu' economico... aspettate di essere a papetee per la carne (dove giornalmente arriva via aereo il meglio del macello neozelandese, che per ironia della sorte costa addirittura meno che nel paese di origine, potendovi fare una fiorentina da mezzo kilo per 4 euro). Vi piace il sushi? Nei supermercati di nuova zelanda ed australia lo troverete freschissimo, gustoso, e a meno di 50c al pezzo.
Nel sud est asiatico (come del resto in quasi tutto il mondo) inutile struggersi per una pizza come si deve, buttereste solo via tanti soldi per un prodotto schifoso, tuffatevi piuttosto nell'universo coloratissimo e speziatissimo dei cibi locali e con 2 euro mangerete a sazieta'.

La morale della favola mi sembra evidente, e pone tutti noi di fronte ad un bivio.
Vale davvero la pena di dedicare la propria vita a lavorare 10 ore al giorno per guadagnare dei soldi che nella migliore delle ipotesi si potranno spendere solo nei due mesi l'anno di vacanze, in bisogni costruiti ad hoc da una societa' del consumo dedita a strizzare il lavoratore per riprendersi ogni centesimo del salario concessogli?
Che senso ha svegliarsi ogni giorno in una citta' intasata per lavorare fino a sera in cambio di 3000 euro al mese, di cui 1500 scivolano in affitto, 1000 in cibo, e ci resta fra le mani la fetta piu' piccola, che purtroppo non abbiamo neanche il tempo di gustare?
Non sara' un buon momento per scappare?