giovedì 31 gennaio 2008

I passaporti si tingono in giallo...

23 Jan,
Le Maren, Martinique


Guardo la barca con cui sarei dovuto partire oggi levare l'ancora e prendere il largo.
Ne sono successe di cose negli ultimi giorni. Due mattine orsono salutavo Viola e Marco mentre si imbarcavano su OVILAVA con Erio che li avrebbe portati a S. Lucia. Il giorno stesso mi contattava tramite FindACrew un certo Micheal da Londra, dicendomi che avrebbe potuto darmi un passaggio per la Guadalupe. La sera successiva eravamo seduti ad un tavolo del Mango Bay - il bar in legno affacciato sulle banchine del porto di Le Maren - per fare la solita chiacchierata pre-imbarco.
Durante questi incontri sostanzialmente lármatore si preoccupa di verificare che chi prende a bordo non sia uno sbandato, una persona pericolosa, o con qualche documento non in regola; il barcastoppista si preoccupa che lármatore non sia un contrabbandiere, o un maniaco, e che la barca non coli a picco.
Dopo questi accertamenti preliminari si passa a quelli attitudinali: scopi ed ambizioni, gusti a tavola, interessi, stili di vita, manie.
Qualche notizia biografica: passato, educazione, famiglia, lavoro.
Solo alla fine si trattano gli argomenti piu´ prettamente nautici: esperienza, qualifiche, stato della barca, stile di navigazione.
Se tutto va bene fin qui si passa alla precisazione della futura collaborazione o crociera: pagamenti, coperture spese oppure casse comuni, i compiti e le responsabilita´a bordo, il porto ed il momento di sbarco.

Siamo cosi´a parlare di queste cose e noto presto che Micael e´strano, parecchio strano, e indipendentemente dal fatto che sia dell'altra sponda.
Mentre finisco la birra sono indeciso se accettare l'imbarco o meno. Non mi preoccupa che "porti i pantaloni da architetto", sapevo che prima o poi viaggiando in barcastop mi sarebbe capitato in equipaggio qualche culattone.
Michael ha qualcosa che vuole nascondere, che ha paura che si sappia, e non e´certo la sua palese omosessualita´.
Ad ogni modo per il resto mi sembra una persona a posto, e mi convinco che quel sospetto istintivo sia solo frutto si una inconscia manifestazione di omofobia.
Il viaggio e´breve, si tratta di poche decine di miglia per la Guadalupa, e a bordo ci sara´ anche un altro barcastoppista, James, un ragazzo simpatico che ha gia´ navigato con Michael e che mi assicura che nonostante tutto e´una persona a posto.

Ci accordiamo per vederci l'indomani mattina davanti alla dogana per mettere il mio nome sulla crewlist. Mi godo l'ultima serata al calebasse.



Alcuni porti "all'avanguardia" - come quello di Le Maren - hanno dei computer tramite cui ogniuno puo´ sbrigare autonomamente e velocemente le procedure burocratiche di ingresso e uscita, che poi necessitano solo di essere confermate e vidimate da un ufficiale.
Curiosamente, mentre svolgiamo queste operazioni, mi accorgo che Michael si registra con un nome diverso da quello con cui si e´presentato. La cosa mi puzza e non mi piace affatto, ma tutto sommato sono fatti suoi e non ho voglia di perder tempo, voglio partire al piu´presto e raggiungere una nuova isola.

Una volta che la mano del questurino ha premuto il timbro sul nostro documento di uscita imbocchiamo la porta a vetri per salire in barca e salpare. Nel mentre vedo che Micael (o come diavolo si chiama davvero) prende il mio passaporto e se lo mette in tasca.
-We have finished, may I have my passport back? Gli chiedo allungando una mano.
-Now It's mine.
La battuta, pur volendo essere una battuta, e´ infelice. Gli spiego pacatamente che non mollo mai il mio passaporto, essendo l'unica cosa che mi possa garantire il ritorno a casa per qualunque evenienza.
Lui ribatte che e' abituato a tenere sempre tutti i passaporti insieme nel tavolo da carteggio, che cosi' e' piu' comodo, che sarebbe a portata di mano in caso di un controllo. Gli faccio notare che dobbiamo andare dalla Martinica alla Guadalupe - due isole appartenenti alla stessa nazione, la francia - che nessuno ci controllera' e che anche in tale remoto caso potrei comunque presentare io il mio passaporto.
M. ribatte iniziando uno sproloquio sul ruolo del Capitano e sulle sue responsabilita', sui marinai e sull'etica in mare. A questo punto gli dico che se proprio vuole tenerlo quanto meno deve dirmi il suo nome e cognome ed il suo numero di passaporto. A questo punto M va' (o finge di andare) su tutte le furie, producendosi in una scena isterica sulla fiducia ed il rispetto reciproci. Lo blocco subito: No way I am gonna leave my passport to someone I don't even know the full name. Mister X continua con le scuse cercando di convincermi. No problem, I am not gonna come anymore., let's get my name off the crewlist.

La sera al bar c'e' chi dice che sono stato troppo scrupoloso, chi invece e' daccordo con me: il passaporto non si molla mai, di certo non a chi non si conosce bene.Era un passaggio comodo proprio quando la Martinica mi aveva preso a noia, ma non importa, trovero' un'altra barca per raggiungere la Guadalupa.
Col passaporto, il viaggio continua...

1 commento:

franco carlo ha detto...

Divertente il puro slang del"I gonna leave my passport to someone I don't......"vedo che ti sei americanizzato.D'altra parte,in quei posti uno stile Oxfordiano,sarebbe fuori luogo.Cerco di immaginare anche
la faccia un pò contratta e la voce un pò metallica con cui hai comunicato il tuo "I am not gonna come anymore" ... a un londinese
magari di Kensington o forse,più
facilmente, di Soho
Ma hai fatto bene,il celare la propria identità,non è buon segno e
nelle isole ...dei pirati meglio essere molto prudenti.Insomma stavolta ti è toccato di "diventare esperto più delli vizi umani che del valore"Poi ci racconterai come sei arrivato a Sint Maarten-non certo a nuoto!
ci sentiamo alla prossima ...isola