giovedì 17 gennaio 2008

Aragosta, Aragosta, Aragosta.....

02 Gen 08
Mayerau


Ci siamo spostati in un’altra isoletta paradisiaca. A pranzo abbiamo mangiato in un baracchino sulla spiaggia, dove la padrona (una negra imponente coi capelli raccolti a turbante ed uno solo dei due occhi bianco come la sabbia) ha tagliato a meta’ con un macete le aragoste ancora vive per metterle sulla griglia e servircele poi con riso e verdure del luogo.

La polpa appena scottata, sgranocchiata con ancora qualche granellino di sabbia a stuzzicare i denti, e’ stata un piacere da mille e una notte grazie al quale siamo calati in una sorta di estasi zen: mangiavamo lentamente col sorriso sulle labbra e spesso gli occhi chiusi a concentrarci ancora meglio sul piacere del cibo. Quando li aprivamo, invece, incontravamo il profilo della baia con le sue palme mosse dal vento e l’acqua smeralda a frangersi contro la costa: il sorriso del vicino era un tacito plauso a quella situazione perfetta che non volevamo inquinare nemmeno con il suono delle chiacchiere italiane.

Satolli, ci siamo dedicati ognuno all’attivita’ digestiva preferita: due passi, un bagno, sdraiarsi sul bagnasciuga a godere alternativamente del sole e dell’ombra delle palme la ritmo che piace al vento.
Io mi sono messo ad osservare una strana indigena con un cappello nero da bluesman, poi ho scritto.
Nel pomeriggio ci siamo addentrati nel verde dell’isola per raggiungere il paesino dell’altro capo.


I negozi sono semplici case dipinte di colori tenui e sulle facciate e’ scritto a mano: “boutique of mary”, “grocery of j&c”, oppure “boutique, grocery, bar, and night club of jerry”
C’e’ un bar tutto colorato del solito rasta, che pero’ ha fatto un bel lavoro nel decorare il posto, e decidiamo di fermarci per un paio di drinks. A sorpresa ci porta un magnifico piatto di aperitivo con prosciutto crudo locale a tocchi, pollo e verdure… davvero buono.
Facciamo la conoscienza di ungruppo di americane, fra un sorso e l’altro.
Poi ci accorgiamo che il tempo e’ volato e ci stanno aspettando in barca per cenare (faro’ un risotto alla milanese, tanto per fare una parentesi gialla dagli odori caraibici) quindi salutiamo tutti e ci avviamo. Sulla strada buia, le solite stelle: il tesoro sberluccicante che ogni notte i caraibi dissotterrano dal cielo.

A meta’ strada, nel bel mezzo della fitta vegetazione tropicale qui interrotta da una lunga lingua di asfalto ora in discesa, una macchina ci suona, ma non per farci mettere di lato: “jump up” ci sorride una faccia dichiaratamente canadese. Sono in una decina sul pick up e vanno a fare un barbecue sulle spiagge della nostra baia.
Piu’ tardi, dopo gli aperitivi e la cena, ed uno sbarco in dinghy a remi in cui abbiamo rischiato di affondare dalle risate, li raggiungemmo sulla spiaggia per fare due chiacchiere.
Poi ancora le stelle, un buon libro, un bagno rinfrescante, ed il sonno cullato dalla risacca… lo stress dei caraibi…

2 commenti:

PPV ha detto...

Caro Marco,

seguiamo costantemente il tuo viaggio meraviglioso attraverso il Blog.

Io ho apprezzato particolarmente, oltre alla bellezza dei luoghi, al tuo coraggio, bravura e professionalità, il tuo modo di scrivere e di raccontare quello che vedi con commenti profondi e appropriati. E’ un piacere leggere ciò che scrivi.

Noi ti pensiamo in giro a divertirti e invece tu stai studiando per una carriera di inviato speciale !!

Tanti complimenti e un abbraccio anche dalla zia Magda che viene aggiornata dalla stampa del Blog.

PierPaolo

franco carlo ha detto...

per fortuna che da quelle parti non ci sono quelli della protezione animali altrimenti le aragoste tagliate vive ve le sognavate e poi ...niente "satori" Zen e neanche qualche racconto di Sherazade!Mi raccomando con il il "risottin",fai sentire di che sono capaci i milanesi e non ti dimenticare il midollo da aggiungere nel brodo.
A proposito mica male l'idea dell'inviato speciale,la stoffa c'è...e poi non ammuffiresti dietro
una scrivania,soprattutto con la voglia che hai di girare il mondo.