21 Nov 23:15
Il viaggio e' una bilancia per l'anima, serve a calibrarla. Funziona cosi': ogni tanto qualcosa va storto e allora un chicco di grana pesante che cade sul piatto fa risuonare la bilancia che vibra mentre l'ago si abbassa ed il piatto della felicita' s'alza alleggerito.
Altre volte una sabbia d’orata cala e fa sguizzare di nuovo in alto l’ago; succede quando ritroviamo il sorriso e tutto sembra bello e illuminato.
Il passare delle ore, scandito da quello degli alberi delle barche che in carrellata mi scorrono davanti agli occhi, mi confermano le miglia che faccio avanti ed indietro per i pontili; ed il passare dei giorni senza che questo viavai mi conduca ad una buona barca per continuare il mio viaggio, gettano una grandine di chicchi pesanti proprio sul piatto dello sconforto.
Lo sguardo sufficiente di uno sguattero sul ponte di una barca stupenda che butta come uno sputo all’acqua del porto le mie speranze quando mi risponde che non hanno bisogno di equipaggio, la testa bassa degli armatori che scattante evita il mio sguardo al minimo cenno che possa importunarli ancora, a volte persino la noncuranza con un cui la hostes mi porge un’altra birra, possono bastare a gettarmi nel piu’ nero degli umori.
Per fortuna dopo un po’ la bilancia si raddrizza con la stessa facilita’. Basta il sorriso d’una chica lungo il viale, due risate fatte con gente incontrata a caso al bar, l’incoraggiamento degli equipaggi con cui ho fatto casino la sera prima. Il semplice fermarmi a contemplare la bellezza di un viale all’ombra o dei complicati incroci della vita, che portano ad un tenero litigio una coppia che passeggia.
Oggi mi sento un dio, domani non sto in piedi…
Per ristabilire l’equilibrio oggi sono andato con Joel, Charly ed Helen a visitare un po’ l’isola. Abbiamo fatto un giro in macchina, una bella gita. Con la Kia affittata da Robert ci siamo persi per i paesini di Gran Canaria, fermandoci qua’ e la’ per un panino ed una birra. Poi abbiamo iniziato a scalare le montagne, raggiungendo anche il punto piu’ alto dell’isola: circa 2000 metri. Bello, bello davvero. Poi la compagnia ha parlato e parlato, ed e’ stata una buona occasione per stringere di piu’ l’amicizia.
Ora sono stanco morto sul ponte della nave. La scalata e’ stata bella ma intensa, e lassu’ c’era un vento gelido a cui non eravamo preparati. In piu’ stamattina mi ero alzato alle 6 e dopo la gita ho passato le solite due ore in biblioteca a mandare mail per cercare imbarchi. Il ritorno a piedi, verso la barca, col vento e la fredda aria di montagna ancora fra le orecchie mi ha davvero provato. Al mio ritorno avevano tutti finito di cenare, poco male: mi sono potuto concedere il lusso di un brodo caldo, cucinato da me, e di un po’ di solitudine per riposare.
Ora penso alla barca, un po’ preoccupato, ma sono felice perche’ tutti a bordo mi hanno dimostrato grande affetto cercando di fare di tutto purche’ io rimanessi.
Fra poco raggiungero’ gli altri alla grande festa con tutti gli equipaggi… ho un sorriso stampato sulla faccia, ed un cartellino con scritto “Free drink” nella tasca: la serata inizia sotto i migliori auspici….
Molo 3, puerto las palmas.
06:33 am.
E’ quasi l’alba.
La festa e’ stata grandiosa, ci siamo divertiti come pazzi coinvolgendo anche un sacco di altra gente di altri equipaggi. Gli altri sono tornati in barca cantando e dondolando verso le 5, io ho continuato a festeggiare ancora un po’… Nel bel mezzo delle danze ha iniziato a piovere, ed e’ stato bello dimostrare coi piedi e colle mani, con le camice buttate all’aria e i capelli inondati che non era certo la pioggia a fermare i festeggiamenti…
Una gentil donzella norvegese si e’ presa a cuore la mia salute, accertandosi che persistesse il sorriso ben stampato sulle mie labbra, ed ora scrivo queste righe sulla panchina del porto, con le gambe un po’ infiacchite ma l’anima alle stelle. Che nottata!
Aspetto che apra il baracchino per un caffe’, poi dovro’ andare a prendere il traghetto per Tenerife - non c’e’ tempo per dormire - devo cambiare porto per trovare un imbarco: qui l’arc ha inflazionato le cuccette, che come pensavo gli armatori occupano solo con amici oppure vendono a caro prezzo. Poco male, ho ricaricato le batterie e sono pronto ad andare a prendermi con le unghie e con i denti quello che il cielo a deciso di non far piovere dall’alto… d’altronde che gusto ci sarebbe?
Ascolto l’ipod e canticchio, arriva regalata dal tastino “random play”, precisa e opportuna… come la fortuna:
…la cambio io la vita che, non ce la fa a cambiare me…
portami al mare,
fammi sognare,
e dimmi che non vuoi morire…
(ovviamente nella versione piu' bella, cantata da vasco e curreri in sala di incisione...)
2 commenti:
E' vero Marco Furio, il viaggio "around the World" che stai tentando di fare è sicuramente una "bilancia dell'anima" ma il suo successo ti sarà di esempio e preparazione per il viaggio più lungo della vita.Tutto quello che hai conquistato ora,con la tua incrollabile tenacia,ti servirà in futuro!Da buon giovine "nauta" l'avere imparato a tenere la barra sempre in rotta nonostante i" venti avversi" o una "imprevedibile bonaccia" è un meraviglioso esercizio di volontà
che stai dimostrando a te stesso..e a noi che ti seguiamo
"Per aspera ad astra"
FELICE VIAGGIO
P.S.
comunque le "bonaccie" e l'essere costretto a terra non vanno poi tanto male visto i posti meravigliosi che ha visitato.Il tutto lo hai riassunto
con la foto del cartello indicatore che.... "tradotto" è proprio una bella fortuna!
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