sabato 24 novembre 2007

COSAS DE LA VIDA

Las Palmas
25 Nov 12:21


Nel mezzo del parco Santa Catalina c'e' un bel bar con le sedie in legno ed i tavolini in stile liberty. Su uno di questi c'e' una tazzina da caffe mezza vuota ed un tacquino nero. Sul tacquino scorre morbida una penna nera mossa da un ragazzo che sorride.
Il ragazzo sorride perche' alzando gli occhi al cielo vede una palma che muove le foglie come fosse la lingua che parlasse, a dirgli che il vento e' fresco e soffia stabile: sara' una gran bella traversata.

Sulla strada per Agaeta, 13:38


Gli occhi si aprono e chiudono lentamente: il finestrino, quell'odore inconfondibile, il rumore dell'asfalto che scorre sotto di me mi ricordano che sono sull'autobus diretto al molo dei traghetti del porto di Agaeta.
Tra una sedia e l'altra sbircio il giornale del passeggiero di fronte a me, El Diario de Las Palmas. Un titolo scritto in maiuscolo mi riporta indietro all'indecisione di qualche ora fa: "COSAS DE LA VIDA" saggiamente mi viene ricordato. Penso a Helen, Charly, Joel. Ad If Only e a tutto il resto dell'equipaggio: mi mancheranno, ma sento di aver preso la scielta giusta.
Piu' o meno a quest'ora - ieri - Charly mi stava chiamando per annunciarmi tutto d'un fiato che i tedeschi se ne stavano andando e che dunque sarei potuto rimanere io a bordo di If Only. Era quello che si auguravano tutti (ed avevano fatto di tutto perche' accadesse) ed io ne ero molto lusingato. Senonche' giusto qualche ora prima avevo dato l'ok a Vasilij dicendo che sarei salito a bordo di Sintra oggi stesso.
Sono state 24 ore pensierose: prima che Charly mi chiamasse stavo gironzolando allegro per la citta' con la musica nelle orecchie, una splendida mattina di sole negli occhi, le parole di Vasco in bocca, una gran carica per il nuovo imbarco nel cuore e la mia nuova bici "presa in prestito" sotto ai piedi.
Mi sentivo leggero come una piuma e con il sole in faccia dovevo comunicare proprio l'immagine della felicita' se i passanti mi sorridevano e le ragazze ammiccavano.
Poi e' arrivata la telefonata e lentamente la strada sotto ai miei piedi e' sbocciata a V: da una parte avevo la possibilita' di rimanere con gli amici a fare una traversata di piacere, dall'altra l'occasione di salire su una stupenda barca d'epoca a fare una esperienza di navigazione nuova a fianco di persone esperte da cui avrei potuto imparare molto.
E poi c'era la parola data.
L'idea di chiamare Vasilij - che alla mia mente richiamava un Achab dei nostri tempi - e dovermi rimangiare la decisione presa mi creava piu' imbarazzo che non essere scoperto nella piu' ignobile delle azioni.
Quel rude capitano di lungo corso, col suo tatuaggio all'avambraccio e l'orecchino segno del passaggio a Capo Horn, con quello sguardo acuto - che doveva essere stato affilato dalla vista di ogni tipo di uomo, dal piu' abbietto al piu' nobile, in ogni angolo della terra ed in ogni porto dei sette mari - in fondo rappresentava un modello di cui volevo e voglio acquisire alcuni tratti. Disdire l'impegno preso, dimostrandomi altalenante ai suoi occhi, voleva dire portare ai miei occhi l'incapacita' di mantenere una decisione, per quanto il caso - ancora una volta a dimostrarsi beffardo e malizioso - avesse potuto regalarmi l'occasione di rimanere con degli amici e divertirmi.
Decisi di mantenere la parola, ed abbandonare gli amici.
COSAS DE LA VIDA, mi ricorda il signor Giornale: spesso giungiamo ad un bivio, molte volte vediamo benissimo quale sia la strada giusta, perche' e' troppo dura da prendere e lastricata di principi; ma a volte potersi ritrovare negli occhi degli altri a guardare se' stessi aiuta. A volte invece basta uno stomaco forte, ed il destino in mezzo ai denti.
Quel che importa e' non lasciare che le cose accadano e le decisioni prendano noi, invece che noi loro; perche' ogni volta che alleggeriamo il petto dal peso della responsabilita' stiamo in realta' rinunciando a diventare un po' piu' forti: irrobustiti da una decisione sbagliata o consolidati da una giusta non ha importanza, cio' che conta e' che stiamo crescendo.

1 commento:

franco carlo ha detto...

Eh sì! il più delle volte la "strada giusta" è la più difficile e lastricata di princìpi come tu dici e quasi sempre ci terrorizza il fatto di assumerla come la nostra strada del destino che ci incita ad irrobustire il nostro carattere!Proprio in quei momenti la "bilancia dell'anima" fa sù e giù tra paura e sconforto e senso di responsabilità e mantenimento delle nostre responsabilità.ULISSE si tappò le orecchie per non farsi incantare delle voci incantevoli
della facile rilassatezza e pigrizia dell'anima.Ma che coraggio
che ci vuole!!
MA SON "COSAS DE LA VIDA"