RICAPITOLIAMO 3: AUCKLAND
19/11 MR. COCCODRILLO DUNDEE o la sindrome di Mowgly.
Non so neanche a quale personaggio letterario o cinematografico rifarmi, sta di fatto che dopo otto mesi passati nel pacifico (a volte in posti così remoti e selvaggi che lasciarli mi è sembrato tanto fastidioso quanto calzare un paio di scarpe nuove) mi ero dimenticato cosa fosse una Città. Papetee è infatti un villaggio con qualche macchina ed un mercato un po' più grande, e l'ultima città vera e propria per cui avevo camminato si trattava di Panama.
Ora sono ad Auckland, ed uno strano senso di alienamento mi fa come galleggiare tra la folla. I miei sensi non sono più abituati né agli stimoli, né ai tempi, né alle architetture della città: al semaforo temporeggio, mentre passeggio per i marciapiedi trovo difficile la gestione degli spazi tra la folla, una macchina che mi sfreccia di fianco mi fa sobbalzare come un animale selvaggio. Di fronte alla scala mobile incespico nel cercare di muovere il passo. Le luci al neon mi disorientano, chiedo consiglio per un buon espresso e mi spediscono al terzo piano B, sezione A della torre 2 di un mega centro commerciale/cinema/foodcourt. Una selva di scale mobili ed ascensori che non sono capace di districare conduce all'agognato caffe, dove l'ordine si fa al computer... ma che cazzo è?
Per fortuna l'alienazione da indiano è durata poco. Qualche giorno districandomi tra i mezzi e le infrastrutture moderne mi ha riportato in grado di apprezzare le comodità della così detta “civilizzazione”: fare colazione con cappuccino e brioche, andare al cinema, disporre di una connessione ad internet veloce ed affidabile che permetta di accedere a tutte le informazioni e di comunicare con amici lontani, disporre a proprio piacimento di negozi di libri, musica, e di ristoranti con cibi diversi e vari; mi sono tuffato in tutte queste cose come un ragazzo di campagna che incontra per la prima volta la Città.
Auckland è una città bella e viva, sul mare vanta uno dei porti turistici più grandi del mondo: 1000 posti barca, ed al suo interno tante attrazioni: parchi e cafe, torri, ed il museo sulla cultura del Pacifico più interessante che si possa trovare. Topograficamente si tratta di una città collinosa, che fa fare tanto esercizio a chi come me piace girare a piedi.
Per la prima settimana mi hanno ospitato Fiona e Derek a casa loro, poi mi sono stanziato di base al Ponsonby Backpackers, ostello che prende il nome dal quartiere in cui risiede, che fra l'altro è il più “in” di tutta la città (una sorta di Soho neozelandese).Da qui mi sono dedicato ad un po' di vita mondana frequentando i vivaci bar all'aperto per l'aperitivo e stringendo amicizia con i kiwi, che come gia' ampiamente riportato sono estremamente simpatici ed estroversi perfino qui in una grande città.
Il bello di Auckland oltretutto è che a breve distanza di macchina si raggiunge luoghi suggestivi e bellissimi come:
la stupenda spiaggia di sabbia scura apparsa anche nel film Lezioni di Piano
o la quieta e verde cittadina di Devonport, che si affaccia sulla baia di Auckland, e da cui ammirare la skyline al tramonto è un vero piacere:
Ma anche il semplice camminare per le strade affollate fra i grattaceli per poi svoltare un angolo e trovare un parchetto con alberi bellissimi e contorti che ricordano quelli delle favole è un piacere tipico di Auckland, che come se non bastasse orna questi parchi con splendide architetture maori.
Per esplorare con calma il paese il mezzo migliore è una macchina: noleggiarne una sarebbe molto piu' costoso che non comprarla, così ho deciso di mettermi al setaccio del mercato dell'usato. Ovviamente la piazza piu' fornita e conveniente è quella della stessa Auckland che offre due Backpackers Car markets, una quantità pressochè infinita di offerte private facilmente consultabile fra la selva di fogliettini e note di vendita appese nelle bacheche di ogni ostello e supermercato, e quattro o cinque grandi siti di aste.
I prezzi sono convenienti ed i veicoli in genere in buono stato (con 700 euro già si può ingranare la marcia di una subaro impreza degli anni 90) oltre ad offrire spesso equipaggiamenti da campeggio, bivacco, e sport vari inclusi nel prezzo.
Inoltre l'affluenza pressochè continua di backpackers da tutto il mondo assicura una buona possibilità di rivendere il mezzo alla fine dell'utilizzo; e se lo si compra a novembre (fine bassa stagione) e lo si rivende intorno febbraio (piena alta stagione) è assicurato anche un certo margine di guadagno....
Che dire allora? HIT THE ROAD BABY....
4 commenti:
E pensare che tutti temevano che avresti voluto rimanere un semiselvaggio indigeno polinesiano,un Robinson
Crosue del XXI° secolo!Ti è bastato respirare per qualche ora l'atmosfera social-cibernetica di Auckland per risentirti subito a tuo agio con tutti i difetti e i pregi della civilizzazione occidentale.Ormai siamo tutti
animali domestici assuefatti alle comodità tecnologiche delle quali non sapremmo più farne a meno!Per fare il John di Suwarrow ci vuole un grande spirito di sopportazione,un grande coraggio e combattere contro tutte le nostre inclinazioni alle comodità quotidiane.
E quì si ripresenta il grande dubbio amletico"...whether 'tis nobler in the mind to suffer,etc....or to take
arms against a sea of troubles.."-Comunque a te che sei filosofo bifronte,primitiv-tecnologico ..l'ardua sentenza!
By the by ho visto su Earth una simpatica foto di Ponsonby Backpackers fatta su Panoramio da qualche turista come te!E'una costruzione molto graziosa con quella specie di torretta a guglia.
Non per niente è intitolata "home sweet home"...anche perchè non si sono scale mobili!!!!
Come vedi ti seguo e ti ..perseguo..moderno Mowgly!
Alla prossima puntata!
good start
Si, probabilmente lo e
molto intiresno, grazie
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