31 Ottobre, HEADING NEW ZEALAND
La traversata verso la Nuova Zelanda non e' cominciata proprio col piede migliore... il 27 pomeriggio decidevamo infatti di mollare gli ormeggi al porto di Nukualofa ed iniziare a navigare verso sud owest, con possibile stop a Minerva Reef; ma giusto qualche miglia al largo il pilota automatico iniziava a fare le bizze. Che fare? Proviamo a cercare il guasto e a ripararlo, dopo vari tentativi non ne vuole sapere di funzionare. Ormai ci resta una sola ora di luce e per me e' il caso di tornare indietro ed affrontare il guasto domattina, ma Massimo vuole fare un ultimo tentativo sostituendo l'intero pilota automatico. Dopo un'ora di smanettamenti e bestemmie, stipati nel vano motore riusciamo finalmente a sostituire il pezzo, che ovviamente non funziona. Affrontare oltre 1100 miglia in due senza pilota automatico non e' una prospettiva confortevole cosi', seppure ormai buio, ci rimettiamo sulla traccia del gps per cercare di rientrare a nukualofa senza finire su qualche scoglio. Fa un freddo cane, il vento soffia forte roboandoci nelle orecchie, siamo costretti a striizzare gli occhi come limoni perche' non si vede nulla tanto scura e' la notte; ma alla fine buttiamo l'ancora, una doccia calda e due avvolgibili: quando la testa tocca il cuscino e' ormai la prima ora del 28 Ottobre.
Dopo la falsa partenza del 27, dedichiamo la mattinata al ripristino dell'autopilota. Finalmente funziona, e dopo un breve giretto di prova ci ri-avviamo sulla nostra rotta in compagnia di "Ahu" il catamarano austriaco dei nostri amici ed altre barche.
Se l'autopilot sembra funzionare a dovere, e' il vento ora a creare disagio: groppi con raffiche a 45 nodi si alternano a momenti di relativa calma, cosi' che bisogna continuamente adeguare la tela alle condizioni. Verso le 3 e mezza di notte arriva una botta particolarmente forte e mentre mi appresto a ridurre il fiocco la scotta mi sfugge: la vela inizia a sbattere in balia del vento e le scotte schioccano come fruste impazzite di un auriga furioso. Prima che riesca a rollare la vela, le pastecche urtano l'una con l'altra con la violenza trasmessa dalle raffiche oltre i 40 nodi, il fiocco si lacera ed il punto di scotta cede.
Intanto si e' svegliato anche Massimo ed insieme cerchiamo di finire di rollare ed insalamare la vela alla bell'e meglio. Ovviamente la legatura non tiene e ben presto ne dobbiamo intentare un'altra: questa volta cerco di arrampicarmi un po' sullo strallo per poter lavorare meglio. Mentre Massimo mi abbraccia le caviglie cercando di tenermi fermo contrastando gli sbalzi delle onde, mi rendo conto che nessuno di noi due e' legato, di notte, con mare mosso e venti tesi, lavorando a prua in bilico su una rete... della serie: "cinture bene all'acciate, casco in testa, luci accese anche di giorno, e prudenza sempre!".
Anche questa seconda legatura non e' certo soddisfacente per un viaggio di altre 1000 miglia, cosi' aspettiamo le primi luci delll'alba ed un po' di calma per fare un lavoro definitivo. Ammainare la vela e cercare di ripararla sarebbe inutile dato che senza macchina da cucire e tutto il necessario non riusciremmo che a rappezzarla, senza nessuna speranza che regga al primo groppo. Col banzigo isso allora Massimo lungo lo strallo in modo da poter insalamare a dovere la vela. Anche questa e' andata, ma ora ci aspetta la prospettiva di una bella traversata di sola randa.
Dopo qualche giorno di navigazione relativamente tranquilla e' stata la volta del motore a creare problemi: il gasolio comprato a Neiafu era pieno di morchia ed acqua, cosicche' Massimo si dedica alla pulizia e sostituzione di filtri vari, nonche' allo spurgo del motore, fino a quando ci accorgiamo che in realta' il serbatoio e' mezzo vuoto e si trattava di un problema di aspirazione. Per fortuna il serbatoio di sinistra contiene ancora una ottantina di litri, ne preleviamo una ventina a cui aggiungiamo una mescola di benzina ed olio e travasiamo il tutto nell'altro serbatoio, che quantomeno ora avra' un volume tale di "carburante" da garantire l'aspirazione e qualche ora di autonomia. Puzzolenti di gasolio, ma anche questa e' andata.
Il resto della navigazione sara' piu' che altro stancante, dovendo mettere e togliere mani di terzaroli ad ogni variazione del vento per mantenere la giusta velocita', senza poter contare su altre vele o sull'aiuto del motore nei momenti di piatta. Non essendoci un generatore a bordo, la produzione di corrente e' affidata al sole (che al momento latita) ed ai motori, il cui carburante servira' all'arrivo, dunque anche i consumi si sono dovuti ridurre, spegnendo il frigo ed usando al minimo le luci.
Dec 19th, The voyage of the beagle, Darwin
In the evening we saw in the distance New Zealand. We may now consider that we have nearly crossed the Pacific. It is necessary to sail over this great ocean to comprehend its immensity... we meet with nothing but the same blue, profoundly deep, ocean... we don't rightly judge how infinitely small the proportion of dry land is to water of this vast expanse. The meridian of the Antipodes has likewise been passed.... these antipodes call to one's mind old recollections of childish doubt and wonder. Only the other day I looked forward to this airy barrier as a definite point in our voyage homewards, but now I find it, and all such resting-places for the immagination, are like shadows, which a man moving onwards cannot catch.
01/11 I MARINAI IN GIRO PER IL MONDO FANNO GIRARE “LE RUOTE”.
Una domanda che mi viene posta di frequente riguarda i passatempi durante una lunga traversata in mare: ore ed ore in navigazione con venti stabili quali gli alisei possono diventare presto noiose, quando i libri sono finiti ed i dvd gia' visti e rivisti.
Ogni barca in navigazione per lunghe tratte e' dotata di una radio SSB che permette connessioni su lunghe distanze, cosicche' ci si puo' sentire da una parte all'altra del pacifico, o addirittura (con l'aiuto di qualcuno che faccia da ponte) da una parte all'altra del mondo.
Cosi' si sono formati vari “net” (ruote per gli italiani), ovvero gruppi di persone che si sintonizzano ad una certa ora su una certa frequenza per scambiarsi informazioni utili sul viaggio, la navigazione, e la meteo; per avere un controllo reciproco sulla posizione o semplicemente per fare due chiacchiere.
Normalmente le ruote si formano per idioma parlato e sono legate ad una frequenza specifica, mentre l'orario di incontro puo' variare a seconda della posizione. Come ogni comunicazione che intercorra fra regioni del globo cosi' lontane da avere orari differenti anche gli appuntamenti sulle ruote si riferiscono all'ora universale (UTC o GMT).
Ogni net ha poi una particolare impostazione conferitagli dai partecipanti, per esempio il net inglese e' estremamente organizzato e “noioso”: apre chi si trova per primo in frequenza all'ora prestabilita ed inizia a dichiarare nome, barca, posizione, rotta, porto di partenza, destinazione, condizioni meteo passate, presenti e previste, eventuali avarie, eventuali comunicazioni di emergenza. Poi passa “il microfono” a chi fosse in ascolto, e cosi' uno dietro l'altro in perfetto ordine si alternano tutte le barche. A volte si tratta di elenchi di 50 barche con relative posizioni ed indicazioni meteo; insomma molto scrupoloso e preciso, ottima fonte di informazioni, ma alquanto nosioso da seguire.
La ruota degli italiani, come si puo' ben immaginare, a dispetto dello sforzo di alcuni zelanti radioamatori, e' all'estremo opposto: intanto l'apertura (sara' per timidezza?) e' generalmente caratterizzata da qualcuno che si mette a zufolare in frequenza qualche canzonetta (i piu' patriottici l'inno di mameli) fino a quando qualcunaltro interviene dichiarando la propria presenza. Da quel momento in poi e' una guerra per parlare: tutti vogliono intervenire, chiedere, suggerire, proporre, riportare la loro posizione o esperienza. Putroppo anche SSB come ogni radio funziona a canale unico (se parli non puoi ascoltare e viceversa) e cio' sembra radicalmente in contrasto con le abitudini comunicative del bel paese. Ma nonostante le difficolta' legate alla ressa di certi momenti (o alla completa latitanza di altri) quantomeno il momento e' molto piu' divertente riuscendo a scambiarsi qualcosa di diverso rispetto alle solite informazioni per naviganti.
Giusto per curiosita' pubblico l'elenco delle piu' comuni frequenze SSB che formano i net piu' usati nel mondo:
Rueda de los navigantes - 14.362 kHz, h. 22,00 UTC. È una delle più serie e conosciute, trasmette in spagnolo, con operatori alle Canarie, Capo Verde, Argentina, Puerto Rico, Azzorre e Polinesia. Opera su una frequenza “pirata”, permettendo così a chiunque il collegamento.
Ressort du cocotier - 13.970 kHz, h 23,00 UT. Copre la zona dei Caraibi e Brasile, in lingua francese con referenti alla Martinica, Guadalupa e Suriname. Anch’essa su frequenza “pirata”.
Atlantic network - 21.400 kHz, h l3,00 UT. In lingua inglese, è tra le più conosciute, con operatori a Barbados, Florida e Canada. Fornisce meteo dettagliati e segue le barche nei loro spostamenti.
Ressort de Abidjan - 14.112 kHz, h l8,00 UT. In lingua francese, copre tutta l’Africa occidentale e l’Atlantico e in particolare le zone tropicali ed equatoriali.
Radio Assistance Trafic Maritime - 27.530 kHz, h. 10,30 - 16,00 UT. In francese sulla banda CB, con referenti in tutto l’Atlantico ma non sempre è udibile.
Pitcairn Net - 14.180 kHz, h. 06,30 UT. Direttamente dall’isola degli “Ammutinati del Bounty”, in pieno Oceano Pacifico, uno dei discendenti dell’artefice dell’ammutinamento, Tom Christian VR6TC, trasmette meteo e informazioni per la Polinesia e le isole dei mari del Sud.
05 Ottobrre
Siamo arrivati! All'alba scorgevamo gia' in lontananza le coste della nuova zelanda. Dopo 48 ore insonni passate fra temporalate varie e sempre con la cerata indosso, siamo arrivati giusto in tempo prima che il vento ci girasse sul naso allontanandoci dalla costa, per risalire il fiume verso il porto di opua abbiamo dovuto persino aiutarci col motore, ma ormai eravamo arrivati.
Sulla via del porto abbiamo contattato le autorita' che, come norma, ci hanno imposto di ormeggiarci al pontile di quarantena ed attendere i controlli di routine. Per non dare adito a perquisizioni noiose ci eravamo gia' sbarazzati di tutto il fresco (frutta e verdura) che avevamo, compresa la povera pianta di aloe e quella di basilico. Una volta arrivati a bordo, gli agenti della dogana cestinano tutto il resto, compresi i legumi ed il cibo in scatola. La mia scultura tongana sara' spedita ad auckland per disinfestare le tarme che la abitano e la faccenda e' conclusa.
Mentre se ne vanno gli agenti fanno il cazziatone ad un amico di una barca vicina che era venuto ad aiutarci con l'ormeggio: nessuno deve aver alcun contatto di alcun tipo prima di essere ispezionato dalla quarantena....